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Principi attivi

Il rabarbaro è ricco di sali minerali tra cui calcio, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio e selenio, oltre che di vitamine B1, B2, B3, B5, B6, K e J ebeta-carotene. Contiene anche composti fenolici acido gallico, acido cinnamico e acido tannico.

Proprietà

In erboristeria, si usa il rizoma del rabarbaro principalmente per sostenere il fegato, regolare la digestione, oltre che per le sue proprietà lassative, motivo per cui non si deve eccedere con le dosi, altrimenti può diventare una vera e propria purga.

Noto anche come antinfiammatorio della mucosa intestinale, antisettico, emolliente, antispasmodico, diuretico e tonico, ottimo per depurare l’organismo e il sangue. Vediamo nel dettaglio le sue proprietà principali:

  • Digestivo: in quanto stimola la secrezione dei succhi gastrici e della bile
  • Astringente: se assunto in piccole dosi il rabarbaro ha proprietà astringenti, perché contiene anche tannini che hanno invece effetto astringente
  • Lassativo: contenendo antrachinoni, assunto in dosi più elevate, agisce come blando lassativo
  • Dimagrante: il rabarbaro è una delle verdure a più basso apporto calorico, per questo motivo e per la sua azione stimolante sul metabolismo dei grassi, viene spesso inserito nelle diete dimagranti
  • Antitumorale: Il rabarbaro è ricco di beta-carotene e di composti fenolici come la luteina e la zeaxantina che proteggono i tessuti dai radicali liberi, ovvero gli scarti del metabolismo cellulare pericolosi perché possono trasformare le cellule sane in cellule cancerose. Nello specifico, sono state studiate le proprietà antitumorali di un tipo di rabarbaro coltivato in Inghilterra. L’uso alimentare, dopo una cottura prolungata per 20 minuti, è in grado di aumentare i livelli di polifenoli, sostanze attive contro le cellule tumorali
  • Antiage: per l’alto contenuto dei composti antiossidanti contrasta l’attività dei radicali liberi e l’invecchiamento dei tessuti
  • Circolazione sanguigna: il ferro e il rame contenuto nel rabarbaro stimolano la produzione di nuovi globuli rossi, aumentando l’ossigenazione del sangue e la sua circolazione
  • Abbassa il colesterolo: povero di grassi e di calorie, non contiene colesterolo e ne facilita l’eliminazione grazie alla buona presenza di fibre alimentari. Aiuta a prevenire, perciò, le malattie cardiovascolari
  • Scottature e ferite: grazie all’attività antinfiammatoria viene impiegato, per curare scottature e ferite
  • Protegge le ossa: per la presenza di vitamina K e di calcio, che promuove la crescita ossea e ne stimola la riparazione in caso di danni

Come assumerlo:

Con la radice di rabarbaro, si preparano diverse preparazioni erboristiche, ecco le principali e come utilizzarle:

  • Tintura madre: di cui assumere 50 gocce 2 o 3 volte al giorno lontano dai pasti in poca acqua; ottimo come digestivo e lassativo
  • Estratto secco nebulizzato e titolato in derivati idrossiantracenici espressi minimo 5%. Il dosaggio dell’estratto secco va dai 2 ai 4 milligrammi per chilo di peso corporeo, da assumere la sera
  • Infuso: si prepara con 5 gr di radice essiccata di rabarbaro e 2 gr di bicarbonato di sodio. Metti la miscela in una tazza di acqua bollente in infusione per 6 minuti, filtra e bevi: prima dei pasti, per portare beneficio al fegato ed alla digestione; prima di coricarti in caso di stipsi
  • Liquore di rabarbaro: ottimo digestivo si prepara con 2 dl di alcool a 95°, 20 gr di acqua, 25 gr di radice di rabarbaro essiccata, 500 gr di zucchero. Dopo aver pestato la radice di rabarbaro, lasciala a macerare nell’alcol diluito con l’acqua, per 12 giorni. Quindi sciogli lo zucchero in poca acqua, versa nella soluzione di acqua e rabarbaro e, il giorno dopo, filtra e imbottiglia

Controindicazioni del rabarbaro

La maggiore controindicazione del rabarbaro è legata al suo uso eccessivo, per via del forte effetto lassativo. È comunque da evitare nelle donne in gravidanza e in allattamento, nei bambini sotto i due anni e nelle persone che soffrono di problemi gastro-intestinali come le coliti. Le foglie di rabarbaro contengono ossalati in gran quantità, il loro impiego in cucina è sconsigliato a chi soffre di calcoli renali e a tutti, in generale, per evitare intossicazioni